Tipi psicologici C.G. Jung 1920

Cap. X
Descrizione Generale dei Tipi

L’occasione di rileggere questo testo, Tipi Psicologi, dopo più di venti anni dalla prima lettura, si è rivelata un’opportunità per ripensare al testo in relazione alla mutate condizioni di chi legge. Riprendere il libro in mano, che era rimasto ammucchiato in mezzo ad altri, mi ha riportato alla mente parti del testo e di me in relazione a questo, soprattutto man mano che ne leggevo le pagine confrontandomi qua e là con il Trattato di Psicologia Analitica, dell’ormai scomparso Professor Aldo Carotenuto, edito dalla UTET che rivela e mantiene la complessità dell’approfondimento junghiano alla psicologia del profondo, nella estrema variabilità dei temi trattati sia nella dimensione culturale sia in quella clinica. Di tutta la riflessione del libro mi sono soffermato sul X capitolo che riassume un po’ la sfida del libro stesso.
Il decimo capitolo affronta il tema della descrizione generale dei tipi. Jung distingue innanzitutto due tipi generali di atteggiamento, estroverso ed introverso a seconda della direzione dell’investimento libidico orientata verso l’oggetto quindi verso l’esterno oppure verso l’interno del soggetto: “questi due tipi sono talmente diversi e la loro antinomia è tale che la loro esistenza è illuminante per il profano di psicologia”. Questa frase poi illustrata con molti esempi clinici e non di tale diversità, che attraversa indistintamente classi sociali o culture distanti che non può attenersi alla coscienza o di atteggiamenti consapevoli, poiché se così fosse sarebbe rilevabile in una classe omogenea della popolazione, colpisce ora così come allora. Aggiunge ancora che poiché il tipo di atteggiamento (estro o intro) non può essere imputato alla coscienza esse deve la sua esistenza ad un fattore inconscio, istintuale e deve per questo avere dei precursori biologici. Biologicamente il rapporto tra soggetto ed oggetto è un rapporto di adattamento in quanto presuppone influssi modificanti dell’uno sull’altro, queste modificazione creano l’adattamento. Continua Jung (op. cit) la natura conosce due specie principali di adattamento e di sopravvivenza: la prima consiste nell’aumento della fertilità, cui si accompagnano minori capacità difensive e minore durata della vita, la seconda nella diminuzione della fertilità cui si accompagnano molteplici mezzi di autoconservazione. “Questa antinomia biologica a me sembra non solo l’analogo ma anche la base generale delle nostre due specie psicologiche di adattamento”. L’estroverso fa continuo dono di sé consegnandosi al mondo dall’altro la tendenza dell’introverso a rinchiudersi, a difendersi, a trattenere dentro di se le energie che sono in diretto rapporto con l’oggetto. Dopo aver precisato i due orientamenti psicologici fondamentali, connettendoli alla dimensioni biologiche universali ed alla dimensione inconscia che attraversa indistintamente in maniera collettiva le popolazioni, Jung passa a descrivere quattro funzioni della coscienza che definisce come “forme di attività psichica che in circostanze diverse rimangono fondamentalmente uguali a se stesse” (op. cit). Esse sono pensiero, sentimento, intuizione e sensazione, le prime due sono razionali le seconde irrazionali.
Il pensiero è la funzione che dà il nome alle cose e stabilisce nessi tra contenuti rappresentativi.
Il sentimento permette all’Io di formulare giudizi di valore di accettazione o rifiuto
L’intuizione è la funzione che trasmette la percezione per via inconscia, attraverso lampi che indicano le possibilità contenute in una situazione.
La sensazione ci permette il contatto con la realtà conoscibile attraverso i sensi.
In ogni individuo c’è una funzione superiore o trainante che guida l’approccio alla realtà, l’altra funzione della coppia è in posizione subordinata o funzione inferiore, così ad esempio ad una funzione di pensiero in posizione trainante fa da contraltare una posizione di sentimento in posizione subordinata e poco differenziata. Accanto ad una funzione dominante una funzione ausiliaria la affianca ed è in genere derivata dalla coppia di funzioni opposta a quella a cui appartiene. La terza funzione (ausiliaria), parzialmente inconscia, può aiutare ad entrare nel campo inconscio della funzione inferiore. Di solito si assiste ad una opposizione complementare per quanto concerne l’orientamento generale della libido, per cui ad una estroversione nel campo della coscienza corrisponde un’introversione inconscia. Accade in genere che l’adattamento si conformi sulla scia della funzione superiore che corre però il rischio di ipertrofizzarsi dando luogo ad una personalità unilaterale. Compito della psicoterapia è quello, tra l’altro, di permettere al paziente di immergersi sempre più nella funzione inferiore fino a poterla raggiungere ed integrarla, raggiungendo l’individuazione contrapposta alle dimensioni di inconscio collettivo alla base dei tipi psicologi generali, introverso ed estroverso. I tipi estroversi puri rischiano di essere assorbiti completamente dall’oggetto, trascurando così le proprie necessità soggettive. Viceversa i tipi introversi puri comprimono nella coscienza il fattore soggettivo rischiando di cadere in una sorta di fanatismo generalizzante che esclude aprioristicamente qualsiasi altra opinione.
Se consideriamo i tipi di atteggiamento, estroverso introverso, e i tipi funzionali, (pensiero logico e sentimento: Razionali; intuitivo e sensoriale; Irrazionali) si hanno diverse combinazioni possibili che Jung descrive non come casistica e possibili cornici classificatorie ma tentando di delineare come i due tipi generali (estroverso ed introverso) fondati su dimensioni inconsce collettive indifferenziate si differenziano nella funzione superiore dominante ed inferiore accanto ad una funzione ausiliaria parzialmente inconscia che può favorire l’evoluzione e la integrazione della funzione inferiore. La prevalenza di una o dell’altra nella psiche conscia, venendosi ad aggiungere alla prevalenza dell’uno o dell’altro dei tipi di atteggiamento, determina le modalità dell’orientamento individuale nella vita. Ciascuna di queste funzioni ci permette di adattarci al mondo della vita. Il pensiero utilizza dei processi logici, il sentimento dei giudizi di valore, la sensazione percepisce i fatti e l’intuizione le possibilità dietro i fatti
“Mio intento è stato di non affaticare il lettore con una casistica: mi premeva invece di saldare, tanto storicamente quanto terminologicamente, i miei pensieri, nati per astrazione dall’esperienza, con le conoscenze già esistenti.” .Ciascuna funzione tende ad appoggiarsi ad una delle funzioni che le stanno vicino (ausiliare) ma non alla funzione che si pone al polo opposto. Le funzioni opposte hanno un elemento importante in comune. La coppia pensiero / sentimento è come già detto di carattere Razionale intendendo con questo che sono delle funzioni giudicanti che si basano su dei principi sia consci sia inconsci, mentre la coppia intuizione / sensazione è di carattere Irrazionale intendendo che sono delle funzioni percettive che non si basano su giudizi o principi. Il pensiero utilizza principi logici, il sentimento principi di valore, la sensazione percepisce la realtà l’intuito ciò che si cela dietro la realtà senza giudizi di valore. Ciascuno possiede ed utilizza le diverse quattro funzioni ma c’è sempre una che si adopera di più, meglio, che generalmente prevale sull’altra. Come detto le funzioni di ogni coppia si escludono o si relegano in angoli poco accessibili all’altro, rispecchiando così una tensione dinamica fra gli opposti. La tensione verso l’integrazione degli opposti permette l’individuazione come simbolo unificante del processo.
Non starò qui a riportare le diverse tipologie classificatorie rimandando per questo alla lettura diretta del testo junghiano ma vorrei soffermarmi a conclusione di questo breve scritto alla dimensione personale sopra accennata. La lettura di questi giorni ha provocato all’inizio una sensazione come detto di dejà vu e soprattutto di una certa rigidità nella descrizione dei tipi. Tipi che in realtà non sono altro che dimensioni opposte o complessi di risposte dinamiche inconsce che descrivono appunto degli atteggiamenti generali ma sottilmente definite ed analizzate, seppure nella ristretta forma della esigenza divulgativa del testo, che ha peraltro come illustrato altri scopi. Tipi che si presentano ai suoi occhi di clinico colto e raffinato, prendono man mano forma nelle descrizione e nei rapporti dinamici fra forze complesse inconsce, dando la sensazione di una possibile integrazione tra l’oggetto osservato (l’idea) e la rispondenza di alcune dimensioni interne che si accordano con l’intuizione geniale di Jung.

 

Non vi è nulla di più difficile da tollerare che se stessi. • Carl Gustav Jung
Nulla è più facile del continuare a percorrere vie infantili o di farvi ritorno. • Carl Gustav Jun
Questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'autore, il pubblico e il critico. • Carl Gustav Jung
Se c'è un qualche cosa che vogliamo cambiare nel bambino, prima dovremmo esaminarlo bene e vedere se non è un qualche cosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi. • Carl Gustav Jung
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