Sigmund Freud accenni biologici

Sigmund Freud alcuni accenni e considerazioni sulla sua biologia.

 

Nella introduzione al primo volume delle opere freudiane Musatti ripercorre la storia personale, le vicissitudini di vita dell’autore, partendo dalla sua infanzia per descrivere l’evoluzione del pensiero scientifico di Freud. Figlio di famiglia ebraica, il padre Jacob aveva già avuto due figli da un precedente matrimonio, risposatosi con Amalie madre di F. che aveva più o meno la stessa età dei figliastri fratelli di F. i quali vivevano ancora con la famiglia paterna, con dei figli a carico. Seppur come, Musatti fa notare, non era di per se molto dissimile al vissuto di altre famiglie ebree dell’epoca , questa non poteva non avere un influenza significativa, come lo stesso F. ebbe a riportare nella sua autoanalisi, per lo sviluppo della sua personalità e della conseguente attenzione alla evoluzione del suo pensiero scientifico. Una certa posizione di privilegio fu sempre conservata a F. in famiglia, sia nei ristretti locali della sua abitazione sia per le spese dei suoi studi, Sigmund godette rispetto ai fratelli di un trattamento privilegiato. Accanto alla madre ebbe per lui nei primi anni di vita importanza anche la figura della domestica boema che esercitò funzioni educativo-repressive sul fanciullo. Verso la figura paterna S. ebbe sul piano cosciente affetto e devozione ma la sua percezione del padre vissuta all’interno di una famiglia in cui i fratelli avevano la stessa età della madre ed in cui erano presenti anche i nipoti più grandi di lui, dovette esercitare una influenza particolare, come gli fece notare il fratello, forse più che come padre avrebbe potuto essere percepito come il nonno. Nel corso della sua auto analisi F. ritrovò elementi inconsci fortemente aggressivi verso il padre. Un notevole spirito ribelle fu sempre presente con identificazioni con figure militaristiche e ribelli nella sua adolescenza che egli faceva risalire alla sua infanzia ed alle necessità di difendersi dalle prepotenze del nipote coetaneo John. Ai rapporti con questi, che fu il suo primo amico nemico, egli fece risalire una certa ambivalenza affettiva verso i propri amici, F ebbe amicizie profonde che contenevano anche elementi di ostilità che portarono spesso anche a clamorose rotture. La presenza di figure e famiglie amiche ed una certa ambivalenza verso queste fu sempre presente in S. nel corso della sua vita. Una di queste famiglie era quella dei Fluss, il ricordo di una bambina di questa famiglia, Gisele; lasciò una traccia in F. poiché all’età di sedici anni mentre vivevano a Vienna, egli intraprese un viaggio nel paese natale e si innamorò segretamente di Gisele. Già tre anni la famiglia si spostò prima a Lipsia e poi a Vienna mentre i fratelli maggiori emigrarono in Inghilterra. Pur non essendo la famiglia particolarmente religiosa egli fu allevato nella osservanza delle tradizioni ebraiche. Oltre all’ebraico ed al tedesco egli imparò anche: francese, inglese, in più conosceva greco e latino imparati a scuola e ancora italiano e spagnolo appresi per conto proprio. A diciassette anni si diplomò cum laude. Nella sua autobiografia racconta come si formò l’intenzione di iscriversi ad un corso di medicina. Il problema di una vocazione medica in F. importante e complesso. Negli ultimi anni di vita egli tendeva a dire che non era mai stato un medico nel senso tradizionale del termine. Si inscrisse alla facoltà di medicina a 17 anni entrando in contatto con personalità eminenti che hanno fortemente influenzato la cultura scientifica del periodo (Brucke, Ludwig ed Herman Von Helmotz), i quali spesso affidarono al giovane ricerche soprattutto di carattere istologico in cui dimostrò soprattutto una notevole capacità di osservazione e di reperire nuove modalità di indagine, mentre nelle ricerche di tipo fisiologico egli non ebbe uguale successo. Il contrasto tra eccellenti qualità di osservatore e la mediocre disposizione all’intervento sperimentale è una dato caratteriologico importante. La laurea ottenuta non portò significative modificazioni nella sua vita, le scarse possibilità di una rapida carriera scientifica, le difficoltà economiche vissute, e soprattutto, l’innamorarsi di Martha una ragazza ventenne di famiglia ebrea residente a Vienna, dettero ulteriori motivazioni nel costituirsi una posizione professionale per permettigli di sposarla. Musatti fa ancora notare come l’amore per Martha fu l’unico della sua vita preceduto solamente dall’episodio prima menzionato. Su suggerimento di Brucke egli entrò nell’ospedale di Vienna per acquisire una certa pratica nelle varie specialità mediche cambiando diversi reparti tra il 1883 ed il 1885. Il fidanzamento con Martha ebbe diverse disavventure. Dapprima la famiglia di lei lasciò Vienna per un piccolo paesino presso Amburgo, Wandsbeck, dove la lontananza e la necessità di mantenere segreto il fidanzamento date le scarse possibilità finanziarie di S. ebbero notevole rilevanza,poi forme di gelosia sia verso suoi presunti spasimanti, sia verso la famiglia di lei connotata anche da una certa aggressività verso i famigliari di lei colorirono quei momenti. Tra il 1884 ed 1886 pubblicò diversi lavori scientifici, e soprattutto la monografia “sulla cocaina”. Dopo un iniziale interesse tra gli ambienti medici questi assunsero atteggiamenti negativi verso l’opera soprattutto legata ai pericoli di assuefazioni legata all’uso della droga, cosa che egli stesso nel corso degli anni tenderà ad obliare evitando di riportare gli studi ed i suggerimenti contenuti in questa monografia. Tra l’ottobre 85 ed il febbraio 86 F. soggiornò a Parigi. Soggiorno che ebbe una notevole influenza sulle sue future decisioni, egli infatti nel novembre scrivendo alla propria fidanzata affermava già di voler abbandonare gli studi di neuropatologia. Cosa che in realtà non fece subito ma che nel corso degli anni avrebbe dovuto divenire una nuova realtà Attratto dallo Studio di Charcot sulle forme isteriche e sull’utilizzo di nuove tecniche, tra cui l’ipnosi, appresa alla clinica Salpetriere di Parigi. Di ritorno da Parigi apri un suo studio personale e coi guadagni che si riprometteva avrebbe potuto sposare Martha. Ma le difficoltà di ordine economico erano ancora un ostacolo verso questo obiettivo, egli continuava a versare dei soldi alla famiglia paterna ed aveva ancora debiti con alcuni amici / colleghi che avevano finanziato i suoi studi. Principale finanziatore e giovane collega fu Breuer ma anche altri parteciparono alle spese per facilitare il matrimonio di S., tali ristrettezze continuarono anche dopo l’inizio della attività professionale poiché scarsi erano i pazienti. La maggior parte dei malati afferenti che si presentavano come “nervosi” erano pz che oggi si indicano come nevrotici. Utilizzava con loro diverse tecniche come la elettroterapia allora in voga ma si rese ben presto conto degli scarsi effetti, i risultati lui li imputava soprattutto al potere suggestivo insito nella terapia. Per questo iniziò ad utilizzare l’ipnosi appresa alla Salpetriere con Charcot, ma del quale non fu mai del tutto convinto nonostante l’iniziale entusiasmo. Si lamentava di non riuscire ad ottenere uno stato di ipnosi profondo e soddisfacente, che i risultati dipendevano soprattutto dal rapporto col pz., sfuggivano ad uno scientifico controllo medico, e spesso erano temporanei e non scientificamente dimostrabili lasciando irrisolto il problema del meccanismo di produzione dei sintomi. Nella autobiografia sostiene di aver usato l’ipnosi non solo per proibire i sintomi ma per esplorare la personalità dell’ammalato e per comprendere i processi psichici che sostenevano i sintomi stessi. Pian piano egli sostituì questa inibizione del sintomo con una terapia che cercasse di agire sui sintomi attraverso una ricostruzione della loro psicogenesi abbandonando l’ipnosi creando un nuovo metodo esplorativo della psiche quello delle associazioni libere. Questo avvenne nel 1892 con il caso delle signorina Elisabeth von R. Il passaggio da un tipo all’altro di impiego della suggestione ipnotica verso una esplorazione in profondità della personalità del pz, implica la rappresentazione dei sintomi come formazioni psichiche aventi un preciso significato e richiede che ci si rappresenti il processo attraverso il quale sono stati costruiti. Questa interpretazione dei sintomi isterici fu elaborata da Freud e Breuer negli anni tra 1899 ed il 92. Già in questo primo momento esistevano delle differenze tra i due autori cosa che si svilupperà e amplificherà negli anni. Nonostante lo sforzo di non fare esplodere dissidi tra loro e per rendere possibile la pubblicazione degli “studi sull’isteria” questa opera risente nella sua struttura di tale situazione esponendo elementi di un pensiero in movimento ed in evoluzione che ne sottolineano le differenze di pensiero sottostanti. Per cui Breuer rimarrà ancorato a posizioni di partenza mentre Freud, per ammissione dello stesso Breuer, “spiccherà il volo verso cieli più alti”.

 

Freud Op. vol. X Autobiografia

Freud compose questo scritto nel 1924 che fu poi pubblicato per la prima volta nel 1925, poi ripreso nel 1928 e nel 1936 con alcune variazioni ed un poscritto. Riprodotto con il termine autobiografia, il significato originale nella sua accezione più corretta è quello di “auto esposizione”. Difatti F. non fa il racconto della sua vita, anche se non mancano aneddoti o fatti privati, ma espone lo sviluppo del pensiero della psicoanalisi, quando riteneva che la sua vita stesse volgendo a termine rapidamente a causa di un cancro. Egli suddivide questo scritto in sei capitoli partendo dalle proprie scelte di vita e di studio che influenzeranno costantemente la sua opera di ricerca e sistematizzazione della psicoanalisi.

Cap. 1

In questo primo capitolo F. narra di sé come già in altre occasioni, in relazione alle inevitabili influenze che alcuni aspetti dei suoi vissuti ebbero sulla nascita e sviluppo della psicoanalisi. Nato nel 1856 figlio di famiglia ebraica, di fatto rimarrà ebreo anche egli nella sua vita. Seppure non era di per se molto dissimile al vissuto di altre famiglie ebree dell’epoca, questo non poteva non avere un influenza significativa, per lo La lettura precoce di alcuni testi fondamentale tra cui la Bibbia ebbe un notevole peso nell’influenzare i suoi interessi. Così poi lo studio delle tesi darwiniane, lo scritto di Goethe sulla natura, lo influenzarono a scegliere la facoltà di medicina. L’università che frequentò, gli procurò notevoli delusioni soprattutto per la natura discriminatoria verso gli ebrei ed il senso di inferiorità che generava che non egli non accettava assolutamente. Ma questo, visto da lui a posteriori, gli permise di saper affrontare e stare, sin da subito, nelle file dell’opposizione contro quella “maggioranza compatta” che soprattutto agli inizi della psicoanalisi ma non solo, lo mise in berlina con le più svariate accuse. Si inscrisse alla facoltà di medicina a 17 anni entrando in contatto con personalità eminenti che hanno fortemente influenzato la cultura scientifica del periodo (Brucke, Fleischl), i quali spesso affidarono al giovane ricerche soprattutto di carattere istologico in cui dimostrò soprattutto una notevole capacità di osservazione e di reperire nuove modalità di indagine. Su suggerimento di Brucke egli entrò nell’ospedale di Vienna per acquisire una certa pratica nelle varie specialità mediche cambiando diversi reparti tra il 1883 ed il 1885. Tra il 1884 ed 1886 pubblicò diversi lavori scientifici, e soprattutto la monografia “sulla cocaina”. Tra l’ottobre 85 ed il febbraio 86 F. soggiornò a Parigi. Soggiorno che ebbe una notevole influenza sulle sue future decisioni poiché fu colpito dalle ricerche di Charcot sull’isteria e che i “fenomeni isterici sono qualcosa di autentico e conforme a uno scopo”. Fu attratto dallo studio di Charcot sulle forme isteriche e sull’utilizzo di nuove tecniche, tra cui l’ipnosi, appresa alla clinica Salpetriere di Parigi. Prima di lasciare questa città discusse con il maestro sulla possibilità di indagare il legame tra isteria e corpo, ma questi secondo F. era più attratto dall’anatomia patologica che non dalla psicologia delle nevrosi. Nel 1986 si stabilì, come medico specialista in malattie nervose, a Vienna. Egli ebbe a contrastare sin da subito colleghi medici esperti che gli ridevano dietro circa la connessione tra fenomeni isterici (utero) e isteria maschile. Sin da subito iniziò la sua attenta opera di osservazione e comprensione dei sintomi isterici che lo contraddistinse per tutta la vita. “… se dal trattamento dei malati di nervi si volevano trarre mezzi per vivere, bisognava pur far qualcosa per alleviare le loro sofferenze… (Freud op, X pag 84). Nel suo arsenale non aveva che due armi: l’elettroterapia e l’ipnosi. Entrambe per diverse ragioni mostrarono rapidamente la loro fragilità. L’elettroterapia basata su scritti di Erb si rivelò ben presto inutilizzabile e inefficace, mentre per l’ipnosi le cose andarono un po’ meglio ma in seguito avrebbe scoperto le carenze di questa tecnica. Per primo non tutti si lasciano ipnotizzare, per secondo non tutti arrivano ad uno stadio profondo e i spesso i risultati ottenuti sotto ipnosi non si stabilizzavano nella quotidianità. Durante il periodo 1886-1891, Freud ha fatto poco lavoro scientifico.

Cap. 2

Il secondo capitolo è incentrato soprattutto nel puntualizzare le diversità tra il procedimento catartico di Breuer, che ebbe una forte influenza su F. stesso per la sua fama di medico viennese e per le sue ricerche sui fenomeni isterici, e il suo progressivo distaccarsi da esso per giungere ad una tecnica di analisi delle relazioni transferali . Questi portò alla nascita della psicoanalisi ed al progressivo distanziarsi dalle idee di Breuer, con cui, aveva condiviso e scritto insieme “gli studi sull’isteria” e mosso importanti passi sullo studio e analisi dei fenomeni “nervosi”. Analisi delle relazioni transferali che nel celebre caso di “Anna O” ebbero una notevole influenza sulla seguente opera di F. e che erano stati taciuti da Breuer stesso, che non ne aveva capito l’origine e l’inevitabile passaggio che avviene all’interno della relazione analitica. La fase di sviluppo che seguì fu il passaggio dalla catarsi alla psicoanalisi vera e propria. Freud riteneva che le nevrosi senza eccezione, fossero in qualche modo connessi alle perturbazioni della funzione sessuale, in particolare le cosiddette nevrosi attuali possano essere l’espressione tossica diretta di tali disturbi, e le psico-nevrosi, la loro espressione mentale. In questo modo gli sembrava di aver colmato la lacuna della medicina che non era disposta ad ammettere disturbi che non fossero provocati da processi infettivi o da lesioni organiche. Abbandona l’ipnotismo e cerca di sostituirlo con un altro metodo mantenendo la pratica di tenere il paziente sul divano e lui dietro vedendo il paziente senza essere visto.

Cap. 3

In questo capitolo egli affronta alcune teorie di base della psicoanalisi che sono state pietre miliari per la nascita e l’evoluzione della psicoanalisi. Freud si liberò dell’ipnosi, tuttavia tale mutamento tecnico implicò un profondo mutamento del lavoro catartico nel suo insieme. Egli notava che i ricordi sotto ipnosi delle esperienze penose, vergognose e temibili, spesso svanivano negli stati di coscienza, che i ricordi non erano duraturi, ma era altresì convinto che essi avevano avuto una forte determinazione sullo stato di nevrosi del paziente. Per renderli nuovamente coscienti occorreva vincere nel pz qualcosa a cui lui si opponeva. Tale sforzo era variabile. Tanto era lo sforzo del medico tanto erano le “resistenze” che il paziente opponeva. Fu così che venne in possesso della teoria della “rimozione”. “…ammettendo che nella vita psichica si produce una tendenza alla quale altre tendenze più forti si oppongano, il conflitto psichico che si è creato dovrebbe svolgersi in modo tale che le due grandezze dinamiche, che chiameremo –pulsione- e –resistenza- lottino per un po’ con grandissima partecipazione della coscienza, fino a quando la pulsione sia ripudiata e alla tendenza che le corrisponde sia sottratto l’investimento… ….L’Io si era ritratto al primo incontro con il moto pulsionale sconveniente, gli aveva sbarrato l’accesso alla coscienza, nonché alla scarica motoria diretta: nel contempo però, il moto pulsionale aveva mantenuto intatto il proprio investimento energetico. Questo è il processo che chiamai “rimozione” (Freud op cit pag 98). La dottrina della rimozione divenne fondamentale per la comprensione delle nevrosi. Egli fa in questo passo una piccola digressione polemica nei confronti di Janet: F. sostiene di aver affrontato con Breuer, molto prima di Janet, alcune problematiche legate allo studio dell’isteria in maniera originale e personale, riconoscendo semmai a Breuer di averlo indirizzato su alcune tematiche centrali che poi egli approfondirà. La psicoanalisi si vide costretta a prendere molto sul serio il concetto di “inconscio”. Per la psicoanalisi tutto ciò che è psichico è all’inizio inconscio, la qualità dell’essere cosciente può in seguito aggiungersi ma può anche mancare del tutto. Egli sottolinea le differenze con la posizione dei filosofi per i quali coscienza e psichismo sono la stessa cosa. Questo è dovuto alla natura del concetto espresso ma anche alle ovvie deficienze cliniche dei filosofi. L’esistenza di fenomeni non coscienti, che influenzano potentemente i comportamenti e gli atteggiamenti umani, non poteva risolversi in una disputa terminologica su psiche cosciente ed inconscia o su un apparato psicoide distinto ma occorreva indagare sulla loro natura interna e sul peso che svolgono. Freud ricorda come la psicoanalisi sia giunta ad articolare ulteriormente l’inconscio, di cui aveva riconosciuto l’esistenza, scomponendolo in un preconscio e inconscio. Questo per il tentativo di rappresentarsi l’apparato psichico come composto da una serie di istanze o sistemi delle cui relazioni reciproche si parla servendosi di terminologie “spaziali” che però non fa riferimento ad anatomie cerebrali (prima topica). Freud ha approfondito l’indagine, delle cause precipitanti e alla base, delle nevrosi legandola ai conflitti tra gli impulsi sessuali del soggetto e le sue resistenze contro la sessualità. Nel tentativo di rintracciare le situazioni patogene che avevano provocato le rimozioni della sessualità dando origine ai sintomi, egli veniva sospinto sempre più verso epoche remote della vita del pz ed alla sua fanciullezza, lasciando tracce indelebili nella sviluppo dell’individuo come già poeti e psicologi avevano riconosciuto. Queste esperienze infantili avevano a che fare nella clinica freudiana con eccitamenti di natura sessuale e reazioni contro di esse. In questa parte Freud sottolinea l’importanza della sessualità sin dall’infanzia, della natura non “innocente” della sessualità, arrivando a teorizzare l’origine pulsionale libidica delle nevrosi come formazione di compromesso del conflitto intrapsichico. Teorizzò per questo uno sviluppo della psicosessualità che attraversa diverse fasi di crescita: Orale, Sadico Anale, Fallica o primato dei genitali. Tra la fase sadico anale e lo sviluppo della fase fallica con il primato dei genitali che giungono ad avere una funzione procreativa, il bambino attraversa una fase di latenza e prima di questa, come debba passare per il superamento del complesso edipico che ha una funzione ontogenetica, ma che in alcuni passi dei suoi scritti arriva anche ad avvicinare ad un bisogno evolutivo della specie e quindi filogenetica. All’inizio la funzione sessuale si manifesta come attività di tutta una serie di componenti pulsionali che dipendono da determinate zone erogene del corpo e che compaiono sotto forma di coppie antitetiche (sadismo- masochismo, voyerismo esibizionismo). Al principio la funzione sessuale è prevalentemente autoerotica, dopo di che la libido si concentra sulle diverse parti del corpo e sulle diverse fasi sopra citate. All’energia delle pulsioni sessuali egli ha dato il nome di “libido”. Può accadere che la libido si fissi a determinate tappe del suo cammino evolutivo alle quali in seguito, in caso di rimozioni tende a tornare: regressione. Parallelamente alla organizzazione della libido, si svolge il processo del rinvenimento e reinvestimento sull’oggetto, alla quale è riservata una buona parte della vita psichica. Superato lo stadio di auto erotismo il primo investimento oggettuale è per entrambi i sessi la madre. La prima scelta oggettuale è quindi per il bambino incestuosa. Il carattere singolare della vita sessuale umana è per F. il suo inizio in due tempi con l’intermezzo di una pausa: prima dei quattro cinque anni poi una fase di latenza che dura fino alla pubertà. In questa epoca sorgono le formazioni reattive della morale, del pudore e della ripugnanza. Questi non sono altro che i sedimenti del complesso edipico. Con la pubertà ritornano gli investimenti oggettuali della prima età. Questo evoluzione della natura sessuali, sottolinea F., appartengono esclusivamente soltanto agli uomini e rappresenta forse il presupposto biologico della nevrosi umana.

Cap. 4

In questo capitolo F. riporta lo sviluppo della tecnica psicoanalitica in relazione al tema delle resistenze in analisi. Riporta il cambiamento in seduta dallo spingere il paziente, in osservanza alla regola fondamentale del dire tutto con sincerità, intorno al tema oggetto di analisi, al suo quasi contrario lasciare il paziente andare un po’ a ruota libera attraverso l’uso di libere associazioni. Questo esercita la minima pressione sul paziente, lasciando ad esso più spazio nell’orientare il tema della seduta. Lascia anche al terapeuta un ampio spazio interpretativo da far scaturire un’arte interpretativa. In questo capitoletto oltre a riportare l’enorme passo in avanti nella interpretazione delle resistenze F. cita se stesso e l’importanza del materiale del sogno come strada maestra verso l’inconscio.

Cap.5

In questa ultima parte della sua autobiografia F. accenna al tema del rapporto tra la psicoanalisi con il mondo della scienza medica, della nascita della medesima e del rapporto tra F. e i collaboratori, dividendole in due fasi ben distinte. Nella prima fase dal rapporto tra F. e Bleuler e della successiva separazione tra i due, io cui F. si sentì molto solo nel portare avanti i suoi studi e le sue teorie su di esse, in primis la teoria delle pulsioni per cui fu anche citato di pansessualismo, ed una seconda fase più feconda dove si svilupparono molti luoghi di studio, approfondimento ed utilizzo della teoria e della tecnica psicoanalitica non solo da parte di medici ma anche di altri letterati e studiosi dell’epoca. Molti di questi si separarono successivamente e non senza un aspro conflitto con il maestro. Molte di queste scissioni si operarono sul tema della natura della nevrosi e del conflitto, basata per F. essenzialmente sulla teoria delle pulsioni, della libido, della natura dell’investimento. Affronta specificatamente il tema del complesso edipico come nucleo centrale della nevrosi, come esso sia inevitabilmente legato alle rappresentazioni delle figure parentali. Una concezione fondamentale per la teoria della libido, che afferma cioè che esiste una situazione in cui la libido si concentra sull’Io del soggetto assumendolo come proprio oggetto, situazione che F. chiama come amore di sé o narcisismo. “L’Io rimane per tutta la vita il grande serbatoio della libido”. F. auspicava come urgente e necessario per la psicologia di allora una teoria della libido solidamente fondata ma non esistendo, la psicoanalisi ha tentato una sua teoria delle pulsioni, utilizzando concetti psichici quali pulsioni, libido, narcisismo, pulsioni di vita e di morte, per affrontare teoricamente il proprio campo di indagine: la nevrosi.

Cap. 6

Nel capitolo conclusivo di questa opera egli affronta il tema del rapporto della psicoanalisi sia con l’esterno ed in particolare con l’estero Germania e Francia su tutte. Oltre a riportare le ostilità e le diffidenze al suo pensiero egli fa notare come la psicoanalisi sia andata oltre al campo esclusivamente medico e sanitario per arricchire e comprendere meglio le opere teatrali, artistiche, folkloristiche, la storia delle religioni, la preistoria, la mitologia. Attraverso l’uso focale del complesso di Edipo egli spiega, chiarifica e riassume meglio non solo la tragedia greca, ma la tragedia di Amleto, nonché la storia delle religioni attraverso una versione primitiva del complesso edipico nel pasto totemico. F. arriva a spingersi in articolate interpretazioni che egli stesso sottolinea possono a loro volte essere re interpretate o riviste sotto altre angolazioni, ma il metodo che di per sé non vuol garantire un esatto riscontro di quello che avviene nella realtà quanta più volgersi al valore simbolico e relazionale che esso inevitabilmente svolge nelle dinamiche relazionali intersoggettive ed intrasoggettive.

 

Il distacco degli affetti dal materiale rappresentativo che li ha generati è la cosa più sorprendente che possa loro accadere durante la formazione dei sogni, ma non è né l'unica né la più essenziale alterazione che essi subiscono nel loro cammino dai pensieri del sogno al sogno manifesto. • Sigmund Freud
Crescendo gli uomini smettono di giocare e sembra che rinuncino al piacere che ottenevano dal gioco. Ma chi conosce la psiche umana sa che nulla è più difficile per un uomo della rinuncia ad un piacere già provato una volta. • Sigmund Freud
C'è molto meno libertà ed arbitrarietà nella vita psichica di quanto siamo propensi a credere. • Sigmund Freud
A mio parere, studiando i disturbi più gravi potremo illuminare anche ciò che rimane oscuro nella spiegazione dei disturbi più leggeri. • Sigmund Freud
'Psiche' è un vocabolo greco che significa 'anima'. Perciò per 'psichico' s'intende 'trattamento dell'anima'. Si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell'anima. Ma il significato dell'espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall'anima. • Sigmund Freud

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